domenica 7 settembre 2014

SCALFARI pensiero, penultima puntata.


Da un po' quello che di solito si ritiene il fondatore di Repubblica ha dichiarato guerra al poverino Renzi in ogni sua manifestazione, qualunque essa sia. Si potrebbe anche fissare una data per mettere in evidenza questo aspetto, un paio di domeniche prima dell'ultima ipotetica conversazione con Papa Francesco. Il Renzi aveva appena dichiarato guerra, poi in parte persa, ai "vecchi" giudici e ai "vecchi" grandi burocrati della macchina statale e parastatale parlando addirittura di pensionamenti anticipati e riduzioni addirittura di "stipendi" (non sono certo "salari") nel limite dei 239 mila e 191 euro del Presidente della Repubblica . Scalfari dev'essersi sentito come un naufrago, prevedere di non poter più chiamare al telefono diretto i suoi "amici", così da rassicusarsi e rassicurare, alla sua venerabile età (in fondo ha solo 12 anni più di me) dev'essere stato terribile. Da allora Renzi è diventato il regazzino minchia, bersaglio unico e ossessivo e mi spiace per il povero Ezio Mauro, del resto nell'avversione preconcetta Scalfari ha il pieno appoggio anche di alcuni rivoluzionari.
 
Ma veniamo al sermone odierno, fatti gli opportuni apprezzamenti del nostro connazionale a capo della BCE rimangono poi gli ostacoli rappresentati proprio da questo RAGAZZINO che snobba persino Cernobbio (chissà quanto soffre l'Eugenio per non esserci, né lui né De Benedetti). Ma queste sono sottigliezze, più interessante è il resto quando si passa ai rimproveri "veri" e a commentare quel che intende fare  Draghi e di conseguenza chi deve INVESTIRE.

Questa politica ha un obiettivo primario: rialzare il tasso di inflazione in prossimità al 2 per cento (attualmente in Europa è prossimo allo zero) e un obiettivo secondario ma interconnesso che è quello di abbassare il tasso di cambio dell'euro-dollaro almeno verso l'1,25 ma possibilmente all'1,20 contro dollaro. Questo risultato potrà essere anche attuato con interventi sui mercati di paesi terzi con monete diverse dall'euro, vendendo quote della nostra moneta e deprimendo così il cambio con riflessi sulle quotazioni del dollaro.

L'insieme di questi intenti non è di facilissima esecuzione ma la Bce e le Banche centrali nazionali dell'area europea sono perfettamente in grado di effettuarli con rapidità ed efficienza. Ma c'è un aspetto molto problematico: le imprese europee sono parte attiva di questo programma, debbono cioè essere disponibili a indebitarsi con le banche, sia pure a tassi di interesse abbastanza ridotti rispetto a quelli attuali.

Se hanno progetti di investimenti e se i governi le incentivano a investire, il sistema delle imprese farà quello che ci si aspetta; ma attualmente questa disponibilità non c'è o è comunque insufficiente, sicché questa seconda parte della strategia di Draghi rischia di non dare i risultati attesi.

 
Ed ecco il vero problema Renzi   <se hanno progetti di investimenti e se i governi le incentivano a investire, il sistema delle imprese farà quello che ci si aspetta>. Se il Governo ci dà i soldi, allora forse investiremo e non è un caso se in qualche modo è tornata la sintonia fra Renzi e il Presidente di Confindustria SQUINZI.
 
Squinzi fa parte di quegli industriali italiani (medi) che i soldi li ha, che ha intenzione di restare in Italia ma che vuole togliersi dai piedi tutto quel sistema di aziende e banche che dominano solo per quell' andazzo eterno italico che si è visto in tante altre situazioni, ultima Alitalia, ma ce ne sono tante altre, con lo Stato, cioè tutti noi (o meglio quelli che le tasse le pagano), che ci mette i soldi e gli utili vanno agli altri. Questi sono i Governi che evidentemente piacciono all'illustre estensore.
 
E poi c'è il finale con un abbinamento incomprensibile, almeno per me, visto che riguardano situazioni politico-amministrative locali come a LOCRI (125 dipendenti, presenti 25) , dove il sindaco, ex AN ed eletto in una lista civica (alle politiche maggioranza Berlusconi, 36.5%, PD e SEL  25.9%, 5 stelle 22%, centro 9.2%) non riesce ad avere presenti più di 25 dipendenti su 125.
 
L'altro esempio è la questione Scopelliti, recentemente conclusa e che finalmente dovrebbe portare a una nuova elezione regionale, vicenda questa nata ben prima che direttamente o indirettamente ne fosse anche solo sfiorato il nemico pubblico nro 1 del grande saggio e comunque riguardante una amministrazione che chiamare destra sarebbe offensiva anche per mafia.






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