lunedì 15 settembre 2014

ALLE ARMI... ALLE ARMI... DEMOCRAZIA UCCISA

Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur. (l'ho presa direttamente da WIKIPEDIA, ci mancherebbe).
 
No non sono impazzito, son sempre il solito vecchio Benito vestito stavolta da Nitokrema che amava anni fa (tempi felici, tempi di Splinder) ogni giorno fare una specie di lettura, di parte di parte, di quello che si scriveva in giro. Oggi di solito tutto si trasforma in un piccolo preambolo su Faccebukke di supporto a un link e poi, sempre che qualcuno lo desideri, un po' di commenti di chi ti vuole meno male magari ridotti al "mi piace". Personalmente preferirei fosse messo anche il "non mi piace" così da aver capito, almeno, quante volte il campanello ha suonato.
 
Ma veniamo "a bomba" come in anni lontani qualcuno diceva. Mi ha colpito il grido di dolore del povero Grillo: DEMOCRAZIA UCCISA naturalmente l'avviso non è secondo tradizione sui muri listato a lutto come avrebbero fatto con più fantasia gli antenati FUTURISTI, ma è il solito b'anale (apostrofo voluto) twitt, cioè uno di quei così che puoi spedire ovunque da ovunque, sia che tu stia sulle solite spiagge da VIP (delle quali Grillo giustamente è un appassionato utente) o magari stia finendo le abluzioni e tutto gocciolante raggiungi il telefo... scusate lo SMARTPHONE e via spedisci senza aver nemmeno prima meditato che cosa. I vantaggi sono tanti, dopo puoi continuare a controllare se devi tornare dal parrucchiere o i riccioli hanno ancora il giusto contrasto di grigio, oppure finisci di lavorare con la carta igienica o chiudi il rubinetto del bidet.
 
Una volta dovevi fare delle dichiarazioni di fronte a quei testoni di giornalisti che magari facevano gli arroganti chiedendo "perché".
 
E mi ha colpito, perché mentre SEL o la LEGA hanno uno straccio di dibattito interno con sofferenze e discussioni, il Grillo le discussioni forse le ha con l'altro cappellone lungo sempre dopo e basta. Quando gli tira mette due cazzate sul famoso blog e le truppe eroicamente applaudono o stanno zitte per non rischiare l'espulsione. E il tutto è poi ancora più sconcertante perché dopo le famose ultime votazioni denominate europee aveva riconosciuto al RENZI di aver ricevuto una investitura ufficiale dagli elettori d'Italia ed era pronto a discutere tanto che ZUCCONI con l'ironia dei vecchi cresciuti a pane e cipolla e scarponi antifango scriveva
 
 
Restiamo comunque in attesa, anche perché l'unico che sta capendo qualcosa è SALVINI ed è anche l'unico che da questi casini uscirà meglio, per risalire a quelle vette leghiste in termini elettorali che solo l'insipienza e la dabbenaggine da neo-ricchi hanno distrutto. Di SEL non parliamo, l'acqua arriva al ginocchio eppure rischiano di annegare, misteri tipici della sinistra, chiamiamola così, divisa in tante parrocchie ognuna delle quali ha un proprio vangelo e un po' di cardinali che vorrebbero diventare "papi", perché il loro ispiratore non è mai Marx o qualcosa di simile ma banalmente il "papi" oggi NO-CAV. 

lunedì 8 settembre 2014

leggendo THOMAS MANN

Certo ai seri e severi lettori potrà apparire ridicolo un tale che scopre Thomas Mann ormai alle soglie degli 80, tanto più che non è merito o curiosità mia, ma semplicemente una cara amica decisamente più giovane di me ha accumulato negli anni pareti e scaffali pieni di libri e così sto saccheggiando qua e là tutto quello che in quel momento è a portata di occhi e di mano.
In qualche modo sono stato un lettore, a cominciare dagli anni piccoli guidato da mia madre che reimparava con me partendo da Il Corrierino dei Piccoli. Era il 1940, io mi avvicinavo ai 5 anni e mia madre ai 28, così assieme imparavamo a compitare e persino a scriverle, quelle parole abbinate alle immagini. Ma la lettura vera arrivò più tardi, alla fine del 1945 in collegio, durante il riposino obbligatorio del pomeriggio, combattendo con Tremal Naik, Sandokan, le Tigri, i Pirati, sfruttando i raggi di luce che penetravano dalle fessure degli scuri segnati dal tempo. Erano avventure molto impegnative e continuavano nei sogni dove finalmente anch'io ero uno dei protagonisti. E poi c'era un libro che parlava della Maremma, con le sue piante, i boschi selvaggi, le paludi, gli animali. Un libro che ho cercato di ritrovare ma non ricordo né titolo né autore, solo un ragazzo circa della mia età che andava alla scoperta di questo suo mondo affascinante dove piante e animali erano carne viva della vita, protagonisti non solo comparse o fondali più o meno amici o nemici e molto spesso banali servi. Mondo che molti anni dopomho cercato di riconoscere scendendo dalla Liguria al Lazio lungo la costa tirrenica.
Poi il Seminario dagli 11 ai 14 anni, letture più storiche che religiose, anche se c'erano spesso i cattivi massoni che fingevano la COMUNIONE per poi portarsi a casa l'ostia consacrata e tutti assieme colpire con i pugnali quel povero dischetto di farina azima in spregio di noi creduloni. Poi cambiò vescovo, arrivò una squadra nuova e si leggeva di tutto. In alcuni libri c'eran pure dei personaggi femminili! Ma ormai ero a Trieste, del parentado allargato il primo che andava a un liceo, sia pure scientifico e per quel che so l'unico del mio giro generazionale e temo anche su quello del turno dei miei figli, a parte loro ovviamente. E al Liceo Oberdan di Trieste fui fortunato, trovai un prof che mi insegnò a leggere e a vivere la biblioteca civica triestina nelle sue molteplici funzioni e inevitabilmente fu la parte storica più che letteraria e dalla cosiddetta rivoluzione americana in poi. E poi la curiosità della storia italiana del primo novecento, il clima culturale che portò al fascismo che allora mi affascinava, cos'erano e chi erano sti comunisti, Gramsci, Togliatti e anche l'Angelo Tasca così poi dimenticato. E poi chi erano gli USA e i loro scrittori e mi innamorai del Nobel Sinclair Lewis e dei suoi personaggi quasi fossero dei simboli e delle iconografie realistiche e devo ammettere che degli italiani ben poco ho letto (delle ultime  generazioni) anche per la loro lingua che mi è sempre parsa così lontana dal parlato reale trovandomi più a mio agio con l'italiano dei traduttori di autori non italiani, preferendo sempre quelli americani forse anche sotto l'influsso della cinematografia e del fascino indotto dalla loro centralità politica. E poi facevano da contraltare ai russi, quei russi così veri, così europei e, soprattutto, così poco italioti.

E arrivo finalmente a Thomas Mann, incontrato come dicevo per caso nella miniera di una mia cara amica e ai suoi BUDDENBROOK e sono rimasto affascinato da questa borghesia mercantile e che pure avvertiva del nuovo che avanzava. Certo che raffrontarla con l'Italia di allora vengono i brividi (siamo attorno alla metà del 1800, dopo la monarchia di luglio, in piena apparente restaurazione), eppure anche loro non avvertono quel che pure in Inghilterra e anche nelle Francia di Luigi Filippo si stava preparando

Ideali pratici... Non non è roba che fa per me! Adesso spuntano gli istituti professionali e tecnici e le scuole commerciali, mentre il ginnasio e l'istruzione classica diventano improvvisamente sciocchezze e non si pensa ad altro che a miniere...a industrie...e a far quattrini...Bene, bravi! Tutte belle cose. Ma a lungo andare diventano un po' stupide...no? Non so perché io senta queste cose come un affronto ...

Che buffo, proprio attorno a quegli anni a Bologna il Comune creò le "scuole tecniche comunali" (1844) con la cattedra di meccanica e poi di chimica su sollecitazione dei setaioli e tanti anni dopo (1966) ebbi l'onore di cominciare ad insegnarvi anch'io ed è stata una esperienza molto gratificante anche per il confronto e il rapporto con realtà produttive in continua evoluzione (almeno da quelle parti lì, di indiscutibile prestigio internazionale e non solo economico).

Ma a parte gli incisi e le nostalgie personali c'è altro di attuale e interessante, il cambio generazionale inevitabile specie quando a deciderlo è la morte e così il "console" può diventare "senatore" con volontà innovative e nuove che la realtà, le traversie parentali frustreranno e così l'arrivo alla carica di borgomastro, ultima carica suprema, diverrà impossibile. In fondo è la rappresentazione della nuova realtà, dove i diritti della nascita e del ruolo sociale non sono eterni, almeno in molte parti del mondo.

Poi mi vengono i dubbi a guardare e leggere intorno a noi, almeno in Italia, le persone inevitabilmente non sono eterne quel che però è eterno è il peso delle tante corporazioni

domenica 7 settembre 2014

SCALFARI pensiero, penultima puntata.


Da un po' quello che di solito si ritiene il fondatore di Repubblica ha dichiarato guerra al poverino Renzi in ogni sua manifestazione, qualunque essa sia. Si potrebbe anche fissare una data per mettere in evidenza questo aspetto, un paio di domeniche prima dell'ultima ipotetica conversazione con Papa Francesco. Il Renzi aveva appena dichiarato guerra, poi in parte persa, ai "vecchi" giudici e ai "vecchi" grandi burocrati della macchina statale e parastatale parlando addirittura di pensionamenti anticipati e riduzioni addirittura di "stipendi" (non sono certo "salari") nel limite dei 239 mila e 191 euro del Presidente della Repubblica . Scalfari dev'essersi sentito come un naufrago, prevedere di non poter più chiamare al telefono diretto i suoi "amici", così da rassicusarsi e rassicurare, alla sua venerabile età (in fondo ha solo 12 anni più di me) dev'essere stato terribile. Da allora Renzi è diventato il regazzino minchia, bersaglio unico e ossessivo e mi spiace per il povero Ezio Mauro, del resto nell'avversione preconcetta Scalfari ha il pieno appoggio anche di alcuni rivoluzionari.
 
Ma veniamo al sermone odierno, fatti gli opportuni apprezzamenti del nostro connazionale a capo della BCE rimangono poi gli ostacoli rappresentati proprio da questo RAGAZZINO che snobba persino Cernobbio (chissà quanto soffre l'Eugenio per non esserci, né lui né De Benedetti). Ma queste sono sottigliezze, più interessante è il resto quando si passa ai rimproveri "veri" e a commentare quel che intende fare  Draghi e di conseguenza chi deve INVESTIRE.

Questa politica ha un obiettivo primario: rialzare il tasso di inflazione in prossimità al 2 per cento (attualmente in Europa è prossimo allo zero) e un obiettivo secondario ma interconnesso che è quello di abbassare il tasso di cambio dell'euro-dollaro almeno verso l'1,25 ma possibilmente all'1,20 contro dollaro. Questo risultato potrà essere anche attuato con interventi sui mercati di paesi terzi con monete diverse dall'euro, vendendo quote della nostra moneta e deprimendo così il cambio con riflessi sulle quotazioni del dollaro.

L'insieme di questi intenti non è di facilissima esecuzione ma la Bce e le Banche centrali nazionali dell'area europea sono perfettamente in grado di effettuarli con rapidità ed efficienza. Ma c'è un aspetto molto problematico: le imprese europee sono parte attiva di questo programma, debbono cioè essere disponibili a indebitarsi con le banche, sia pure a tassi di interesse abbastanza ridotti rispetto a quelli attuali.

Se hanno progetti di investimenti e se i governi le incentivano a investire, il sistema delle imprese farà quello che ci si aspetta; ma attualmente questa disponibilità non c'è o è comunque insufficiente, sicché questa seconda parte della strategia di Draghi rischia di non dare i risultati attesi.

 
Ed ecco il vero problema Renzi   <se hanno progetti di investimenti e se i governi le incentivano a investire, il sistema delle imprese farà quello che ci si aspetta>. Se il Governo ci dà i soldi, allora forse investiremo e non è un caso se in qualche modo è tornata la sintonia fra Renzi e il Presidente di Confindustria SQUINZI.
 
Squinzi fa parte di quegli industriali italiani (medi) che i soldi li ha, che ha intenzione di restare in Italia ma che vuole togliersi dai piedi tutto quel sistema di aziende e banche che dominano solo per quell' andazzo eterno italico che si è visto in tante altre situazioni, ultima Alitalia, ma ce ne sono tante altre, con lo Stato, cioè tutti noi (o meglio quelli che le tasse le pagano), che ci mette i soldi e gli utili vanno agli altri. Questi sono i Governi che evidentemente piacciono all'illustre estensore.
 
E poi c'è il finale con un abbinamento incomprensibile, almeno per me, visto che riguardano situazioni politico-amministrative locali come a LOCRI (125 dipendenti, presenti 25) , dove il sindaco, ex AN ed eletto in una lista civica (alle politiche maggioranza Berlusconi, 36.5%, PD e SEL  25.9%, 5 stelle 22%, centro 9.2%) non riesce ad avere presenti più di 25 dipendenti su 125.
 
L'altro esempio è la questione Scopelliti, recentemente conclusa e che finalmente dovrebbe portare a una nuova elezione regionale, vicenda questa nata ben prima che direttamente o indirettamente ne fosse anche solo sfiorato il nemico pubblico nro 1 del grande saggio e comunque riguardante una amministrazione che chiamare destra sarebbe offensiva anche per mafia.