mercoledì 6 agosto 2014

ACIDO ACETIL SALICILICO

 

 
Chi l'avrebbe detto, fu il primo composto con cui ci fecero giocare nel biennio di chimica a Trieste, nei laboratori di quell'Università che mi ha sempre fatto pensare al trono dell' UOMO MASCHERATO, immagine che non ho ritrovato certo per mia incompetenza e che sui braccioli aveva due crani che obiettivamente qui mancano. In compenso c'erano i nostri curiosi cervelli di capire cos'era sta magica chimica alla quale c'eravamo iscritti. Eravamo appena 21 (o forse 22, anni lontani 1955 la memoria latita) nei nostri nuovi camici bianchi nel laboratorio del primo anno, dal 16 novembre al 15 giugno, dal lunedì al venerdì, dalle 14 e 30 alle 19 e 30. Prof Antonio Ciana e Coglievina tecnico con il classico camice blù a controllare a fine turno che tutto fosse in ordine, ordinato, pulito e pavimento... PURE.
 
La storia di questa molecola è molto interessante e può essere considerata il primo, o comunque una dei primi medicinali di sintesi, una sintesi molto semplice ma pe noi significava ottenere un qualcosa di concreto identico a un prodotto di uso farmaceutico. Molecola fra l'altro dall'uso molto diffuso ma il cui meccanismo d'azione si comprese bene solo verso il 1970 e che trovò via via applicazioni apparentemente lontane fra loro. Fra queste applicazioni l'assunzione quotidiana ad esempio per problemi di tipo cardiologico per la sua funzione "fluidificante".
 
Notizia di questi giorni avrebbe anche una azione protettiva e inibente per alcuni tumori localizzati in stomaco, esofago e intestino cioè là dove noi trasformiamo il cibo in qualcosa di utilizzabile dall'organismo umano inviando le varie frazioni ai reparti addetti ed eliminando i residui secondo una procedura messa a punto nella lunga storia della nostra evoluzione.
 
E così quelle che erano conoscenze quasi misteriose (Erodoto nelle Storie narrava che esisteva un popolo stranamente più resistente di altri alle comuni malattie; tale popolo usava mangiare le foglie di salice. Ippocrate, considerato il padre della medicina, descrisse nel V secolo a.C. una polvere amara estratta dalla corteccia del salice che era utile per alleviare il dolore ed abbassare la febbre. Un rimedio simile è citato anche dai sumeri, dagli antichi egizi e dagli assiri. Anche i nativi americani lo conoscevano e lo usavano per curare mal di testa, febbre, dolori muscolari, reumatismi e brividi) diventano realtà sempre più sorprendenti affidate a molecole "semplici"  simili a molecole già esistenti in natura sia pure con modifiche significative.

Tornerà di moda andare a decrittare voci e pratiche antiche per ritrovare al di sotto dell'aspetto "magico" quanto c'è di utlizzabile?

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